Le parole di una vita

12.00

In ricordo di un poliziotto che voleva un Paese migliore

Riccardo Ambrosini

Formato: 13,5 x 21 cm
Pagine: 148
Stampa in B/N
Stampa nel 2000

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Descrizione

Agiva, parlava e scriveva. Le sue azioni sono scritte nella storia della Polizia di Stato perché Riccardo Ambrosini era un “carbonaro”, uno di quegli uomini in divisa che ha lavorato per anni, segretamente, affinché la Pubblica Sicurezza diventasse un Corpo civile al servizio del cittadino. E poi, dopo la riforma, ha continuato a lottare perché si realizzasse il suo ideale di polizia.

Le sue parole hanno sottolineato momenti fondamentali della storia del nostro Paese. La sua intervista televisiva, dopo le vicende delle torture ai brigatisti nel 1982, è rimasta un documento che riassume in sé la sofferenza dell’uomo che decide malgrado tutto e il delicato passaggio storico di quei giorni.

I suoi scritti erano rimasti sparsi nei suoi cassetti, sulle pagine dei giornali, in lettere aperte. Per questo gli amici li hanno voluti raccogliere in questo piccolo volume che vuole essere un tributo ad un uomo che ha lottato per gli altri, che ha messo in gioco tutto se stesso per dare forza ai propri ideali e ai propri obiettivi. Ma anche testimonianza di quanto la parola scritta sappia accompagnare le azioni, dia loro forza e determinazione. Quando questo accade le parole diventano “Le parole di una vita” che è appunto il titolo scelto per questo libro.

Nato a Capua il 24 giugno 1946, Riccardo Ambrosini entra in Polizia a vent’anni frequentando il terzo Corso allievi ufficiali dell’Accademia del corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza. La sua prima destinazione è il Reparto Mobile di Firenze, poi il distaccamento Celere di Settebagni. Successivamente è destinato ai Reparti Mobili di Vibo Valentia e di Taranto. È tra i primi a credere nella democratizzazione e sindacalizzazione della Pubblica Sicurezza e paga il suo impegno con continui trasferimenti. Da Venezia contribuisce in modo determinante alla nascita del Siulp di cui diventa segretario per il Veneto e dirigente nazionale. Nel 1982 conferma al magistrato le voci sulle presunte torture e brigatisti arrestati dopo la liberazione del generale americano Dozier. Nel 1985 viene chiamato a dirigere il commissariato di San Marco e dopo cinque anni quello di Mestre. Diventa Primo dirigente e, dopo un breve incarico a Verona, conclude anticipatamente la sua carriera a Treviso, come dirigente della Divisione Anticrimine. È morto a Padova il 4 giugno 1999.

Questo volume è stato realizzato grazie all’ aiuto degli amici di Riccardo Ambrosini, del Silp-Cgil, del Siulp e della DDE Editrice.