Raramente mi è capitato di incontrare un giovane come l’autore di questa tesi con una preparazione culturale e politica approfondita da uno studio capillare e metodologico davvero di rilievo.
Solo un giovane con questa maturità e con tali “doni” etici e propositivi, poteva affrontare temi così complessi, riguardanti la Polizia di Stato, che abbracciano il lungo periodo che va dal 1981 sin dentro gli anni 2000. Mi sono sentito così in obbligo di informarlo e consigliarlo, ricordando i passi salienti dei Carbonari del Movimento di democratizzazione che a partire dagli anni ’70, con immensi sacrifici e rischi, avevano iniziato il duro percorso volto a democratizzare l’ex Corpo delle Guardie di Pubblica Sicurezza.
Con la spada di Damocle poggiata sulle spalle – altro non era la militarizzazione strisciante a cui erano sottoposti – centinaia di poliziotti, stanchi di non vedersi riconoscere gli elementari diritti sanciti dalla Costituzione, iniziarono a denunciare la mancanza di straordinario, del festivo, del non potersi sposare prima dei 28 anni e delle innumerevoli vessazioni poste in essere dai loro superiori, i quali privilegiavano l’aspetto militaresco in un corpo che, in definitiva, non doveva avere nulla di quella metodologia operativa.
Iniziarono a piovere decine e decine di lettere al mensile Ordine Pubblico […]
Il giovane Ridolfi ha toccato i punti salienti di questa conquista, sottolineando l’urgenza di una nuova formazione professionale, di nuove scuole con nuove concezioni di studio e insegnamento, di nuove metodologie dei superiori nei confronti dei sottoposti, di apertura totale agli elementari diritti costituzionali […]
Estratto Prefazione di Orlando Botti
Ex Ispettore Capo di Polizia
Gabriele Ridolfi.
É nato a Carrara nel 1997. Ha conseguito a pieni voti la laurea magistrale in Scienze delle Pubbliche Amministrazioni presso il dipartimento di Scienze Politiche dell’Università di Pisa. Durante il percorso di studi, ha avuto modo di approfondire alcune tematiche relative agli apparati di pubblica sicurezza nei decenni compresi tra gli anni Sessanta e gli anni Ottanta. In una prima fase, occupandosi della riforma della pubblica sicurezza avviata dai governi di centrosinistra nei primi anni Sessanta e del tentativo di riformulare i servizi di ordine pubblico avviato dal capo della polizia Angelo Vicari. In un secondo momento indagando gli aspetti più controversi legati alla formazione professionale dei poliziotti in un momento cruciale della storia repubblicana: il passaggio da un modello di polizia militare ad una civile sancito dall’approvazione della legge 121/1981. Svolge attività di collaboratore presso la rivista “Polizia e Democrazia”, periodico fondato da uno dei padri nobili della Riforma: Franco Fedeli.